mercoledì 10 agosto 2011

La conversazione, quella vera

Il fatto pubblico: Leggo sul Corriere della Sera di oggi un fondino di Giorgio Montefoschi nella pagina della Cultura (pag. 36), si intitola "Nostalgia della conversazione nella società del frastuono". Montefoschi ricorda dapprima quanto attorno alla conversazione si svolgevano i fatti fondamentali di altrettanto fondamentali romanzi di fine Ottocento e inizio Novecento e poi quanto sia stato piacevole per lui un pomeriggio passato a casa di amici a fare sana conversazione, quella per cui passa il tempo e non te ne accorgi.

Il fatto privato: Tremo all'idea dei vicini di ombrellone che urlano ai figli ormai grandi e lontani come hanno tremato le mie orecchie, fino ai ieri, ai suoni scomposti di colleghi che "obbediscono all'ansia di certificare senza alcuna possibilità di dubbio le proprie posizioni" (Montefoschi). Tremo e quindi faccio rumore anche io. Me ne scuso.
Apprezzo tuttavia la conversazione sana, quella che permette confronto e conoscenza, passione e contemplazione. In questi giorni di agosto le belle conversazioni, tuttavia, sono arrivate: a cena dopo aver montato mobili Ikea, al lavoro durante la pausa pranzo con altre colleghi;-) nel condominio, udite udite, con i vicini di casa durante un guasto elettrico nella zona. Profondamente grata di vivere, a volte, dentro quei romanzi del secolo scorso che tanto mi affascinano.

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