sabato 9 giugno 2012

C'era una volta... Le fiabe dal vivo

Questa settimana è stata una fiaba: no, le cose non sono andate tutte bene e sì, ho detto proprio fiaba e non favola.
Ai tempi dell'università mi sono imbattuta nel saggio di Vladimir Propp Morfologia della fiaba che non ho mai letto con attenzione ma che oggi ho comprato nella mia libreria preferita, Il Mattone.
ll libro parte dall’assunto che tutte le fiabe presentano, al di là del luogo di origine e della cultura che le ha create, degli elementi comuni, cioè una stessa struttura fatta di azioni e funzioni dei personaggi che si muovono al loro interno. Affascinante, non sto a elencarle tutte, basta andare in rete e fare qualche ricerca semplice.

Insomma, in settimana ho incontrato i buoni e i cattivi, anche il falso eroe e l'aiutante magico, il personaggio che prediligo. Poi mi sono chiesta: "Perché non smetto di essere bambina?" La risposta è semplice: perché quell'attacco, quella promessa di storie e segreti e avventure, quella tensione verso il lieto fine mi incastra ogni volta. Io di fronte al "C'era una volta..." perdo la testa e la realtà assume altre forme.

"Es war einmal ein Mann...", c'era una volta un uomo che... aveva tre figlie e faceva il mugnaio, era rimasto vedevo e... avevano fatto un sortilegio alla figlia in culla e... A scuola ho imparato il tedesco così, ripetendo a voce alta e scrivendo saghe e favole della tradizione nordica, eppure già facevo il liceo. Non mi sembrava ridicolo come metodo, anzi geniale ed efficace. Qualche disco da piccola e poi le cassette a casa circolavano e io le ascoltavo tutte giocando col nastro. Era un ascolto isolato che ritrovo ora con l'mp3, mentre l'ascolto di gruppo, insieme per terra avveniva durante le vacanze in montagna con gli anziani del posto che raccontavano la guerra e i primi amori, il gioco delle carte e i misteri del paese, ognuno ha i propri.

"La fiaba è il nostro primo rumore affettivo. I suoi tratti cardine sono l’oralità e la corporeità. Per funzionare deve essere narrata e il narratore deve essere lì, presente e palpitante. Pronto a farsi da tramite delle emozioni, a enfatizzarle o smorzarle a seconda dello stato d’animo del piccino in ascolto. Che, prima ancora di intenderne le parole, ne percepisce il suono", scrive sul Corriere della Sera Giuseppina Manin nel pezzo a favore della tradizione orale tradizionale senza ipad o mp3.

Mi piace raccontare le fiabe quotidiane, a voce di persona e dentro reti e mezzi diversi. 

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