martedì 30 ottobre 2012

#salvasuoni, fra memoria e oblio

Il fatto pubblico: "Quali sono i suoni del nostro tempo che meritano di venire tramandati ai posteri? Quale rumore salvereste dall'oblio?" E' con questa domanda e all'hashtag #salvasuoni che il domenicale La Lettura del Corriere della Sera lancia la sfida di memoria e di piacere alla ricerca dei suoni del nostro tempo da lasciare a chi verrà dopo.

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E i tweet non si fanno attendere: il rumore della carta, il suono della moka la domenica mattina, la campanella della scuola, il rumore del tram di Milano e il silenzio... E su rumore e silenzio interviene Aldo Grasso presentando l'iniziativa e ricordando che "il silenzio non è un’assenza, non è un vuoto, il silenzio ha una sua grammatica, una sua pienezza. Il rapporto fra rumore e silenzio ricorda molto quello fra memoria e oblio".

Il fatto privato: Su Facebook la pagina L'acchiappasuoni è aperta a ricevere i suoni a cui siamo più affezionati e che vogliamo condividere. Per non farli sparire;-)

sabato 27 ottobre 2012

Messaggio per i maschi e per le femmine vs la violenza

In questa settimana che si è aperta con la notizia dell'omicidio di Carmela Petrucci e si conclude con la notizia di una condanna, quella all'ergastolo per Salvatore Parolisi, in mezzo ci sono uomini che perseguitano e ammazzano e donne sole che si difendono e muoiono.

Messaggio per i maschi e per le femmine: l'uccisione di Carmela ci riguarda, ci invita a non farci gli affari nostri e a continuare a volere essere libere di dire i nostri sì e i nostri NO. A dire a tutti nome e cognome di colui che non riesce a essere uomo. Ci obbliga a insegnare ai nostri figli a rispettare le nostre figlie.

Come si fa? Si comincia in famiglia, si continua a scuola, si danno esempi di amore libero e la verità prima di tutto. Si insegna a pretendere rispetto, a non chinare la testa, a non girare le spalle, a non fare finta di niente. A essere responsabili prima di tutto verso se stessi.

La mamma del ragazzo che ha ucciso Carmela ha detto: «Mio figlio è un bravo ragazzo. Giornali e televisioni lo hanno definito un killer ma non è così, non è un mostro. La nostra è una famiglia perbene».




Un'altra mamma si racconta in Ritratto 03. Paola, audio documentario di Jonathan Zenti, opera vincitrice del primo premio assoluto e del premio speciale della Giuria di qualità della sezione Radio del premio Anello Debole 2010
Paola, la protagonista, è la madre di Monica, ragazza uccisa a calci e pugni dal suo compagno dopo una lunga vita di violenza domestica. 

La testimonianza raccolta è terribile, la fatica di parlare è la fatica di ascoltare un audio documentario che pesa, e non mi riferisco ai byte. Ribadisco per questo la necessità di far giocare fin da piccoli ruoli da protagonisti ai maschi e alle femmine, per farli crescere uomini e donne libere.
Per non iniziare e per non finire male.





venerdì 26 ottobre 2012

Mary aveva un agnellino. E noi i suoni che vogliamo riascoltare

Il fatto pubblico: Copio da Internazionale, "I ricercatori dei California Berkeley Lab hanno restaurato una delle più antiche registrazioni conosciute, un audio di 78 secondi impresso su una lastra di stagnola nel 1878 a St.Louis. Si tratta di una delle prime incisioni fatte con il fonografo inventato da Thomas Edison. Per ricreare il suono e preservare il reperto, i ricercatori ne hanno fatto una scansione e ricreato un modello 3D, che è stato poi utilizzato per replicare la versione originale".

"In the history of recorded sound that's still playable, this is about as far back as we can go", dice John Schneiter, l'amministratore del Museum of Innovation and Science a Schenectady, New York, dove giovedì sera la registrazione è stata suonata in pubblico per la prima volta.

L’articolo completo dell’Associated Press sul sito del Wall Street Journal.

Il fatto privato: Oggi e da tempo registrare e riprodurre per noi sono la stessa cosa: l'archiviazione senza possibilità di ascolto non avrebbe altrimenti senso, fino alle prove che portarono Edison all'invenzione del fonografo brevettato il 19 febbraio 1978 non era così. Con la celebre frase Mary had a little lamb (Mary aveva un agnellino) Edison diede l'avvio alle registrazione e alla riproduzione del suono, fondò la Edison Speaking Phonograph Company e iniziò le trasmissioni pubbliche di suoni che il pubblico, gettone alla mano, avrebbe ascoltato nei luoghi pubblici e in occasione di feste e fiere di paese.


lunedì 22 ottobre 2012

Panico da microfono. Niente panico

Il fatto pubblico: 'Chiesi agli Uomini della radio: "Che cosa devo fare di preciso?" E gli Uomini della radio risposero serafici: "Devi solo fare davanti a un microfono quello che fai ogni giorno davanti alla tastiera del computer. Ti scegli un film e ne parli per quindici minuti. Lo stronchi, lo esalti, inviti il pubblico a bruciare la pellicola: hai la massima libertà".
[...] 'E invece, quando nello studio si accese la luce rossa, e io per iniziare avrei dovuto solo dire: "Buonasera da Roberto Canali, benvenuti a Spazio Lumière, fu lì che mi prese il panico".[...]
'Mentre dicevo il Buonasera più incerto che avessi mai proferito in vita mia, un'altra voce, la mia voce interiore sussurrava: "... non è come scrivere un articolo. La radio è un'altra cosa e tu non sai come affrontarla. La scrittura è la calma riorganizzazione di un pensiero; la voce è il sismografo in diretta della tua emotività [...]

Il fatto privato: Chiusura brusca di una piccolissima parte del radiodramma che lo scrittore Nicola Lagioia due anni fa preparò in occasione dei festeggiamenti dei 60 anni di RadioTre. Panico da microfono era la storia di un temutissimo critico cinematografico alle prese con la diretta radiofonica.

E a proposito di diretta in radio ve ne propongo una che è il sismografo di un'altra emotività, la mia: è la lunga intervista/chiacchierata/presentazione che Radio Articolo 1 mi ha fatto in occasione degli speciali Premio Marco Rossi per cui lo scorso 25 settembre Parole in cuffia ha ricevuto menzione speciale.
Ringrazio Emiliano Sbaraglia per non avermi anticipato nulla, amo le sorprese, e anche la diretta;-)



Ridere al lavoro

Il fatto pubblico: Anche di questi tempi ridere sul lavoro si può, anzi si deve.
Una ricerca pilota della rivista online Tafter scopre se e come si ride nelle PMI italiane.
"Abbiamo messo a punto un questionario composto da circa trenta affermazioni alle quali è possibile esprimere il proprio grado di accordo/disaccordo con una scala Likert a cinque passi".
Il questionario è stato somministrato all'interno di sette medie imprese (con un numero di dipendenti compreso tra 130 e 250) operanti, in diversi ambiti, nel centro Italia; sono stati coinvolti circa 120 lavoratori con ruoli manageriali o comunque di responsabilità. Le sfere indagate erano quella personale, relazionale, problem solving, il clima lavorativo.
"La prima reazione da parte delle aziende è stata di notevole stupore (e un po’ di diffidenza) ma, dopo la somministrazione del questionario, si sono dimostrate molto interessate e curiose di conoscere sia i risultati sia l’influenza positiva dell’umorismo sull’individuo e sul clima lavorativo".

A cosa serve l’umorismo in ambito lavorativo: ad agevolare la comunicazione, a migliorare le relazioni interpersonali, ad alleviare le tensioni e lo stress, a ridurre la conflittualità e  favorire il pensiero creativo.

Il fatto privato: Penso che prima e più importante di raccontare una barzelletta in ufficio, fare battute che coinvolgano e smorzino eventuali toni aggressivi o polemici o situazioni di tensione sia necessario giocare d'attacco, e non in difesa. Cioè preparare un terreno comune di valori basati sull'ironia, che è una vera e propria competenza comunicativa che "mima  le false verità, le obbliga a svelarsi e ad approfondirsi, scopre gli scandali invisibili, rende conscio l'inconscio, fine di adottare le opinioni comuni per capovolgerle, svolgendo quindi una funzione quasi rivoluzionaria... Il suo scopo sarebbe quello di stabilire rapporti onesti e chiari". Ecco, le parole di Marina Mizzau tratte dal suo libro L'ironia sintetizzano e chiarificano il mio pensiero: sul lavoro si ride se si capisce perché si ride e se si vuole ridere davvero, cioè fare bene, favorire l'inclusione e portare a verità situazioni e persone.

Non ho mai creduto che dolore e fatica siano ontologicamente superiori rispetto al piacere e al divertimento nello svolgimento di un compito. Ridere e sorridere non come distrazione ma come mezzo per riacciuffare il senso di un'attività e portarla avanti sono validi alleati soprattutto nel caso di lavori lunghi e di routine.

sabato 20 ottobre 2012

Silenzio, scuola, lavoro

Chi guida ci dice che è persiano, che il suo non è un paese pericoloso, che i turisti possono visitare senza problemi la città e che anche i suoi cugini sono usciti dall'Iran per andare a trovarlo all'estero dove  vive e hanno fatto ritorno senza problemi. Ci dice che ha imparato la lingua sul posto, a contatto con i tedeschi cordiali e ospitali, che ha scelto la Germania e non l'Italia perché ci sono buone università tecniche e lui lascerà il taxi appena trova il lavoro per il quale ha studiato. Si è laureato qualche settimana fa.

Boh, a me viene in mente questo articolo letto poco prima di partire e relativo ai lavori che gli italiani non farebbero mai, ma forse è di parte, non so più di quale parte, però.

Si chiama Stop Dealing Dreams, il libro-manifesto di Seth Godin sulla scuola che spiega perché, secondo il guru (perdonate l'espressione) della comunicazione, il sistema educativo mondiale necessiterebbe di essere riformato. Il libro è stato pubblicato in formato e-book, diffuso gratis sulla piattaforma  Squidoo, accompagnato da presentazioni multimediali e ora anche in versione italiana su un sito dedicato: www.nonrubateisogni.com.
Bene, con tutto il rispetto per Godin che si chiede: "Meglio un bambino obbediente o uno creativo, perspicace, indipendente?" oppure, rivolto agli insegnanti "Cosa state facendo per alimentare i sogni del mio bambino?" ricordo che don Lorenzo Milani, Maria Montessori, Gianni Rodari non sono passati da queste parti a caso, che loro però parlavano italiano, che le scuole Montessori sono cresciute più all'estero che altrove: negli Stati Uniti sono oltre cinquemila, 1.640 la Germania, 800 nel Regno Unito, 220 in Olanda e in Danimarca, 163 in Svezia, 150 in Giappone, poche (52) quelle della Francia. Dati tratti dall'articolo di Tullio De Mauro Le fortune di Maria Montessori.

Il collega giovane mi ricorda che bisogna investire in formazione, che lui "vuole" essere formato, che ha tanto da dare e da ricevere, che ci crede davvero. E io mi trovo a dire "Non rubate i sogni".

Un lutto in famiglia ti porta in una chiesa nel verde ad ascoltare il silenzio interrotto dal giovane sacerdote che ricorda tanto un comico romano, così tanto che qualcuno fa un sorriso, anche un altro e un altro ride di più mentre piange. Ecco, fossi stata in una chiesa del Sussex tutto questo sarebbe finito dentro un cd, ma lì il titolo è The sound of silence:-)




lunedì 15 ottobre 2012

Passeggiata sonora a Roma

Il fatto pubblico: Il prossimo sabato nel quartiere di san Lorenzo, a Roma, se vedete nel pomeriggio delle persone passeggiare con registratori digitali in mano non abbiate paura e avvicinatevi pure. Sono i partecipanti della "passeggiata sonora", sound-walk, organizzata dall'associazione AIPS in collaborazione con Sguardo Contemporaneo nell'ambito del Main OFF 2012, nono congresso di arti e musiche elettroniche indipendenti. La mattina Francesco Giannico e Alessio Ballerini tengono un corso teorico sui concetti di ecologia acustica e paesaggio sonoro, il pomeriggio si passa alla registrazione, la sera alla la messa in scena del materiale sonoro raccolto.

Le iscrizioni, a dire il vero, sono chiuse da qualche giorno. Se interessati mandate comunque una mail qui: info@archivioitalianopaesaggisonori.it... non si sa mai;-)

Il fatto privato: In un precedente post parlavo della mappa sonora di Bologna, anche a Roma dunque si sta registrando la città quartiere per quartiere. Si era iniziato col Pigneto, ora è la volta di San Lorenzo.
... Sul "paesaggio sonoro" non dico di più, rimando al sito dell'AISP che metto per esteso: www.archivioitalianopaesaggisonori.it... poi lo approfondiamo.




martedì 9 ottobre 2012

Serendipity a Ferrara

Anche se oggi è martedì e dunque non è il giorno previsto dal format editoriale di Parole in cuffia blog, che vuole sia il sabato la giornata ariosa col resoconto della settimana appena trascorsa e il resto dei giorni presentati secondo un fatto pubblico e uno privato che m'hanno colpito e che ripropongo, io supero il format che mi sono inventata e vi racconto com'è andata a Ferrara, al festival di Internazionale cui ho partecipato.

In testa m'ero segnata l'appuntamento con Anna Maria Testa e Tullio De Mauro A scuola di futuro, sabato 6 ottobre alle 15.00: nonostante il guasto al treno, c'ero e ho preso appunti. De Mauro non si batte, soprattutto nella difesa di una scuola che non esclude ma include i bambini di famiglie straniere, quelli che non nascono bravi, quelli che possono fare lezione ai genitori e ritirare su le sorti dell'Italia. "Le scuole più efficienti sono quelle che hanno il massimo di inclusione". Viene voglia, a sentirlo parlare, di fare il maestro elementare.

Poi, uno dopo l'altro, ho saltato tutti gli altri appuntamenti che avevo messo in agenda, perfino l'incontro Fermate le rotative! col giornalista David Carr a proposito della crisi della stampa e il futuro dei giornali. Carr l'ho incontrato a pranzo il giorno dopo, una domanda per essere sicura di aver perso un incontro interessante e poi un buon lavoro reciproco.

La mia personale agenda setting è venuta meno perché a Ferrara mi sono dedicata all'ascolto. Quello degli audio documentari proposti nella rassegna Mondoascolti, che quest'anno ha affiancato la già nota 'Mondovisioni' e ha presentato tre audio documentari interessanti e completamente diversi uno dall'altro: Kidnap radio, di Annie Correal (Usa 2009), My father takes a vacation, di Martin Johnsson (Svezia 2008), Non te la prendere se non ce l'hai fatta, di Roman Herzog (produzione 2011). La rassegna è stata curata dall'audio documentarista Jonathan Zenti, che conosco e apprezzo, e che nella mattina dei tre giorni dell'evento ha anche tenuto il laboratorio Registra! Il nemico ci ascolta, dedicato alla presentazione delle teorie e delle tecniche del mestiere di audio documentarista.

A Ferrara ho ascoltato le storie di chi vuole diventare grande scrivendo, registrando, comunque tenendo aperti i canali di comunicazione col mondo. Come socia dell'associazione Audiodoc ho dato una mano nelle pubbliche relazioni per le sessioni d'ascolto proposte e ho stretto parecchie mani.
Continuo a essere convinta che questo sia il tempo dell'ascolto, che ha bisogno di concentrazione, pausa, silenzio. E di persone che ci mettano la faccia:-)

giovedì 4 ottobre 2012

Le orecchie del mondo sono a Ferrara

Il fatto pubblico: Giunto alla sua sesta edizione, il festival Internazionale a Ferrara, evento che riunisce il meglio della produzione giornalistica internazionale e da oggi in corso, inaugura uno spazio dedicato all'audio documentario, curato da Jonathan Zenti per Audiodoc.
Alla rassegna di video documentari “Mondovisioni” quest'anno si affianca infatti lo spazio sonoro Mondoascolti, la prima rassegna in Italia delle più interessanti produzioni audio documentarie internazionali

Oltre alla rassegna, l'audio documentario troverà uno spazio di approfondimento teorico-metodologico nel workshop Registra! Il nemico ci ascolta, condotto da Jonathan Zenti. Durante il workshop i partecipanti impareranno a scrivere, registrare e produrre un audio documentario, grazie a un percorso formativo che mostrerà le varie vie praticabili, le diverse possibilità e il relativo potenziale a disposizione di chi vuole iniziare a raccontare la realtà puntando dritto alle orecchie del mondo. Il workshop è composto da tre incontri da 3 ore l'uno (il 5/6 ottobre dalle 10 alle 13, il 7 ottobre dalle 9 alle 12 e "registra" già il tutto esaurito.

Il fatto privato: Parto domani mattina per andare a Ferrara. Sono contenta e agitata. Oltre agli ascolti a cui tengo, domenica spero di trovare posto per assistere all'incontro col columnist del New York Times David Carr, per chiudere in bellezza su futuro dei media.