giovedì 29 novembre 2012

Un'altra vita, fuori il lavoro

Il fatto pubblico: "Il mondo lì fuori è bellissimo. E' l'obbligo di vederlo brutto che te lo fa vedere orribile". E' andato stasera in onda su Rai5 Un'altra vita, trasmissione condotta da Simone Perotti, l'autore di Adesso basta, che penso abbia messo in crisi parecchie persone e altrettante l'abbia lasciate indifferenti. Stasera si parla di lavoro e l'ospite con cui Perotti chiacchiera è il regista Silvano Agosti, autore di Lettere dalla Kirghisia, un libretto di qualche anno fa, che ha messo in crisi me.

In poche parole, ciò che lega i due libri e in particolare questa puntata della trasmissione furbetta, e che in tempi di crisi e crisi del lavoro può apparire sfacciata, è la necessità di ascoltarsi e scegliere la propria strada, senza gabbie e con coraggio.

Il fatto privato: Mentre scrivo questo post penso a quei "qualcuni" che potrebbero scegliere e non lo fanno - non è solo una questione di orari della giornata, però - e subiscono le scelte di altri. E' la differenza tra vivere ed esistere: vivere è più completo, più "umano", direbbe Agosti.

Musica e parole, jukebox letterario

Il fatto pubblico: Le poesie di Emily Dickinson ispirazione e racconto nelle canzoni dell'attrice, autrice Efrat Ben Zur. Lo segnalo dal sito Brain pickings di Maria Popova che ogni giorno mi lascia contenta perplessa sconvolta: quante informazioni belle e fresche su qualsiasi argomento che possa mettere dentro e tirare fuori dal nostro cervello semi di curiosità e creatività.

Letteratura e musica sono i generi che Maria Popova frequenta di più e le poesie di Emily insieme col canto di Efrat Ben Zur sono un esempio. Sono anche parte del suo progetto Literary Jukebox, in cui ogni giorno mette insieme un passaggio di un libro che ama con la canzone che secondo lei quel passaggio richiama. In sintesi, Daily quote from a favorite book, thematically matched with a song

Il fatto privato: Literary Jukebox lo trovo semplicemente stupendo. E' un modo semplice per frequentare buona musica e buone letture, brevi entrambe. Ma i semi sono piccoli prima di diventare fiori e piante;-)

sabato 24 novembre 2012

E il dolore passerà

La verità è che non riesco a dormire, che pure se l'orologio del blog segnerà qualsiasi ora che non sia quella riconosciuta oggi in Italia, metto per iscritto che sono le 5.00 di mattina e dovrei tornare a letto, dopo che una zanzara mi ha fatto svegliare - siamo a novembre, e allora? - e domani, cioè oggi, devo svegliarmi presto anche se è sabato.

Domani cioè oggi vado a salutare la mamma di una cara amica. Piangeremo insieme e ci abbracceremo perché l'abbraccio rassicura che il mondo resta benevolo anche se la mamma non c'è più. Non useremo parole, penso, immagino, di solito ne abbiamo sempre tante in bocca, senza dubbio troppe.

In certi momenti più che in altri vale tutto l'ascolto di cui siamo capaci anche se nessuno parla.

"... e viviamo convinti di essere i piloti piuttosto che i passeggeri", m'ha scritto ieri un amico, dimenticando che "il tempo è un bene concesso". Più essenziali, più immediati, più abbracci, più parole concrete, meno confusione. Più o meno, non oggi, almeno quello più brutto e il dolore passerà.

Il post del sabato pensavo di scriverlo su altro e invece succede qualcos'altro ancora che non ci fa dormire. Questo post lo dedico a Paola e alla mia amica Serena. Sono le 5.22.



giovedì 22 novembre 2012

La voce delle donne di famiglia

Il fatto pubblico: "Più da piccolo ascolti storie e più impari a tua volta a raccontarle", chiude così l'attore e regista Marco Baliani che in un video del 2011 su Rai Letteratura racconta la forza dell'oralità. E delle donne che raccontano: la madre gli leggeva i libri, la nonna gli raccontava le storie. "Con mia madre imparavo le parole, con mia nonna ho imparato i gesti". Guarda e ascolta il video su

Il fatto privato: Qualche settimana fa ho comprato un nuovo registratore e ho incontrato mia nonna, quella che in famiglia sa raccontare meglio di tutti qualunque storia. Le conosco tutte a memoria, quelle della guerra e lei incosciente sotto le bombe che le sembravano palloncini o caramelle giganti, quelle della fatica di mio nonno che parlava con Delia Scala e Aldo Fabrizi nella sua trattoria in centro, quelle delle vacanze al mare perché il figlio piccolo ne aveva bisogno, e lei in costume ci stava proprio bene.

Siamo solo all'inizio, dopo alcune prove in cui mia nonna guarda con sospetto il registratore e si sistema i capelli, ora chiede "Facciamolo ancora, quando ricominciamo?" E si ritorna piccoli.



sabato 17 novembre 2012

Compra, e in palio c'è il lavoro (forse)

"I Clienti che, nel periodo di durata del concorso, effettueranno una spesa minima di euro 30,00 (trenta,00) con scontrino unico presso i supermercati aderenti all’iniziativa, riceveranno una cartolina di partecipazione al concorso da compilare in ogni sua parte. La cartolina dovrà essere imbucata, a cura del partecipante, in apposita urna sigillata e vidimata da un notaio".

Di cosa stiamo parlando? Cosa si vince? I clienti nascono clienti e quindi portano la "c" maiuscola o è un dato acquisito dalla frequentazione, dalla scelta e dalla fedeltà?

Continuo, "I premi consistono in numero 12 posti di lavoro come “addetto/a alle operazioni ausiliarie alla vendita” presso i Supermercati...XXX (non mi va di citare la catena). Fra tutti i partecipanti al concorso saranno estratti, per ciascun punto vendita, 4 schede. L’estrazione avverrà entro il 20 gennaio 2013 alla presenza di un notaio".

Insomma, se volete saperne di più andate sul blog La nuvola del lavoro. Io inorridisco, e non sono choosy per niente.

Che il lavoro sia messo in palio, che dipenda da quanto consumo e dall'estrazione di numeri e quindi dalla fortuna mi fa indignare, perché proprio di dignità negata si tratta. Che ci sia di mezzo pure il notaio mi fa venire l'ansia e in mente soldi che se ne vanno. E poi sempre lavoro precario è.

L'iniziativa messa in piedi da una catena di supermarket attiva nel Lazio con sede a Monterotondo (Roma) è un segno dei tempi, tempi di crisi, certo, ma non tali da giustificare la bislacca idea, per usare un eufemismo. E pensare che qualche anno fa scherzavo con alcuni colleghi ipotizzando un bingo sul lavoro e annusando l'ariaccia che cominciava a tirare. Possibile che non ci vengano idee da trasformare in progetti ma solo stupidaggini pericolose? Buon fine settimana.

giovedì 15 novembre 2012

La mappa sonora di Londra

Il fatto pubblico: Vi ricordate? Ne avevo parlato qui e anche qui, delle iniziative che realizzassero o che hanno già realizzato una mappa sonora della città. Quella di Bologna mi piace proprio tanto.
Ora scopro quella di Londra, tutta in sotterranea come le linee metropolitane con cui seguire le registrazioni fatte. Va bene, è tutta sui suoni di rivoli e canali, ma immensamente piacevole. Un'altra Londra.

Il fatto privato: La London Sound Survey, da cui ho riportato la particolare mappa sonora di Londra, è una miniera di informazioni preziose tutte da ascoltare. Questa la tagline, London Life in Sound. E questa l'intro più lunga: "Welcome to the London Sound Survey, a growing collection of Creative Commons-licensed sound recordings of places, events and wildlife in the capital. Historical references too are gathered to find out how London's sounds have changed". Fantastico.




martedì 13 novembre 2012

Il tempo del lavoro

Il fatto pubblico: Se non si fosse capito, mi piace leggere il Corriere della Sera e tutti i suoi supplementi, allegati, inserti, iniziative online. Anche quelli che nel tempo si sono riempiti di troppe pubblicità, come per esempio Io donna il sabato. Ecco, dal domenicale La lettura e dal blog La 27Ora tiro fuori una riflessione che riguarda il tempo del lavoro.

Il buon lavoratore va a casa presto, spiega Danilo Taino nel suo articolo su La lettura, perché la produttività non si misura dalla permanenza in ufficio ma dai risultati, non dalle relazioni (leggi anche patti, stratagemmi, cordate) ma dalle competenze, non passa per le "emergenze" ma dall'organizzazione del lavoro e dalla pianificazione delle attività. Dalla disponibilità di tecnologia, strutture agili, mentalità "sociale". Scrive Taino: "In Svezia, per esempio, stare in ufficio oltre l’orario prestabilito è considerato disdicevole dal punto di vista sociale: è visto come una scelta egoista di chi non ha interesse nei confronti degli altri, del mondo esterno, a cominciare dalla famiglia". Non fa una piega, e Taino riporta dati e ricerche per dare concretezza e scientificità all'articolo. Non ce n'era bisogno.

La scorsa primavera sul blog La 27Ora Elvira Serra scrive Il tempo di noi single non vale meno di quello di voi mamme e, rischiando l'impopolarità in un paese che si scioglie alla parola "bambino" ma che non provvede a sostenere praticamente chi i bambini li ha così come chi non li ha, ricorda che "La mia serata sul divano a leggere un libro è per me altrettanto vitale, rinfrancante e importante di quanto non sia per una mamma coccolare il suo bebè". Per questo le ferie, le entrate e uscite dal lavoro, i permessi, i viaggi, gli straordinari, le promozioni, gli incarichi dovrebbero essere gestiti con equità e non con commozione.

Il fatto privato: Se non si fosse capito, mi piace leggere questi articoli e dare uno stile alle mie giornate, di lavoro e di non lavoro, e anche a quelle degli altri, se posso e fin dove devo.



sabato 10 novembre 2012

Il corpo della scrittura

"La prepotente Susetta in realtà è convinta di non saper fare niente. La sua autostima molto precaria crolla di fronte alla scrittura, paralizzandola perfino quando scrive sotto dettatura... La scrittura, intesa prima di tutto come grafia, ha a che vedere con l'immagine corporea dello scrivente. I ragazzi, non solo a Chance, aborrono le loro grafie perché sono sgraziate e informi proprio come loro si percepiscono.... E' un dato incontrovertibile che quando al ragazzo ciò che ha detto o scritto in modo informe viene restituito in una forma bella e ordinata, la sua reazione è di incredula meraviglia, quasi non si capacita che da lui sia uscita una cosa così pregiata: ne esce rafforzata la sua immagine di sé, insieme con il valore della scrittura".

Chi parla, anzi chi scrive, è Carla Melazzini, maestra di strada nei quartieri periferici di Napoli e autrice del libro Insegnare al principe di Danimarca, che sto leggendo in questi giorni.

L'immagine corporea dello scrivente mi viene restituita oggi che ho appena finito di partecipare - sono andata via prima, me ne scuso ancora ma non potevo fare altrimenti - al corso di Monica Dengo Il potenziale creativo della scrittura a mano, di cui segnalo il tweet #scriviamoamano. Ebbene sì, la mia compagna di banco oggi era l'amica Luisa Carrada, e il corso si è tenuto nello studio-laboratorio dell'altra mia amica Roberta Buzzacchino, che vuoi di più?

calligrafia di Monica Dengo
Non è stato facile ricominciare a impugnare con disinvoltura matita e pennarello, seguire la linea, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dal tratto, con la mano destra e con la mano sinistra, respirare e badare solo alle forme, cioè all'immagine che veniva fuori.

Nonostante il pc io continuo a scrivere spesso a mano, testi non lunghi, lettere che se sono intime allora necessitano di una carta particolare, di spessore, di penne dal tratto che dipende dallo stato d'animo e dai pensieri che esprimo, però. Però non riuscirei più a scrivere un tema senza stancarmi molto. Voglio dire, oggi che facciamo tutto in velocità e con tempi affannati, non siamo più abituati alla stanchezza fisica, così come alla soddisfazione di aver svolto un lavoro fisico e alla bellezza di trovare restituiti in un oggetto, in bella copia, comprese cancellature e correzioni, il nostro sforzo e la nostra soddisfazione.

Per questo ho messo insieme le parole di Carla Melazzini (a cui ho rubato il titolo di questo post) e quelle di Monica Dengo, a cui va il mio grazie per la semplicità con cui porge le lettere a noi che al massimo facciamo caso a qualche lettering tipografico. Proprio le lettere, la "a", la "p", la "k"...


giovedì 8 novembre 2012

Storie metropolitane

Il fatto pubblico: Una segnalazione veloce e poi ci torniamo. Per chi vive in metropolitana, osserva e quanto volte si è detto "sarebbe da registrare, da scattargli una foto, prendere un appunto".
From hear to there, titolo che trovo irresistibile nel gioco di suoni e doppio significato in inglese, condivide storie e suoni catturati soprattutto per strada e nella subway newyorkese.

E Nadia Wilson, la curatrice del sito che strizza l'occhio ai tempi delle audiocassette, si presenta così: If you live in New York, you’ll recognize me as the lady on the subway with big glasses and a microphone. If you see me, come on up and talk into it for a while. And if you don’t, I’d like to hear from you anyway!

Il fatto privato: Chiunque abbia storie di treni può mettersi in contatto con le storie di From hear to there e partecipare alla narrazione che supera lingua, confini, facce. E' divertente. Ora prendo la metropolitana, chissà cosa succede;-)


domenica 4 novembre 2012

Una pioggia di applausi

Il fatto pubblico: Si chiama Perpetuum Jazzile ed è un coro sloveno di musica jazz e popolare. In questo video si presenta con un pezzo originale e facendo ricorso ai più naturali strumenti musicali. Naturali come il nome del pezzo da ascoltare, Pioggia.

Foto A. Rapone, Francoforte ottobre 2012

Il fatto privato: Non ricordo come si chiami la piazza in cui ho scattato questa foto a Francoforte qualche settimana fa. Lì l'acqua scorreva al contrario (fontana senza architettura o tubi rotti?!) e se chiudevi gli occhi sembravano applausi, trionfo urbano di un fatto straordinario. Ho registrato il suono e riascoltandolo m'è venuta in mente la performance del Perpetuum Jazzile, per una sorta di chiasmo dei sensi.




sabato 3 novembre 2012

La comunicazione di annunci di lavoro di comunicazione

Due annunci di lavoro per sapere che aria tira nel settore comunicazione.

Scrive la Boutique delle Idee (acronimo Lbdi) sul proprio sito e su Linkedin: "Sviluppiamo progetti personalizzati, in ambito nazionale ed internazionale, realizzati con risorse interne multilingua o di provenienza estera, a garanzia di un'elevata affidabilità e professionalità".

Lbdi è un'agenzia di relazioni pubbliche che si rivolge a clienti stranieri, ha personale a cui chiede la perfetta di conoscenza di due o tre lingue, si occupa di formazione comunicazione e marketing. Bene, perché scrive in questo modo? Cioè, perché pur essendo a Milano-Italia solo se parli un'altra lingua o vieni da fuori sei affidabile e professionale?

Sempre da Milano viene la ricerca di un senior copywriter per Take, al claim "take the opportunity" e con l'opportuna spiegazione sotto:
"Credi di conoscere a fondo le figure retoriche e sai utilizzare le parole per vendere meglio un prodotto o un servizio ti piace immergerti nel fascino delle subordinate trovare il claim perfetto senza indulgere nei banali giochi di parole provi quella sottile ma appagante soddisfazione nel momento in cui formuli un pensiero degno di questo nome hai esperienza nel mondo dell'advertising e ritieni che social e digital siano solo altre corde dello stesso strumento hai voglia di entrare in un'agenzia nuova e indipendente con clienti interessanti a livello nazionale e magari sai anche mettere la punteggiatura a questo testo se sei tutto questo scrivici". Bene, a chi scrivo se non c'è l'indirizzo mail ma la richiesta di "apply now" e nessun sito web di riferimento e la company description? Qui il mezzo fa ancora il messaggio. 

E poi ce ne sono altri, però questi due mi fanno pensare. Mi fanno pensare che chi fosse interessato dovrebbe comunque inviare il proprio cv, sostenere il colloquio, aiutare a correggere il tiro e alzare l'asticella di una comunicazione chiara, completa, affidabile e professionale.

venerdì 2 novembre 2012

In silenzio a braccia conserte

Il fatto pubblico: "Sound imposes a narrative on you and it’s always someone else’s narrative. My experience of silence was like being awake inside a dream I could direct". Sul sito di Maria Popova Brain Pilings recupero una riflessione sul silenzio a opera di George Prochnik contenuta nel suo libro In Pursuit of Silence: Listening for Meaning in a World of Noise. E' nel silenzio che divento protagonista responsabile della mia narrazione e del senso che do al mondo. Di più, è la mia reazione al rumore e, ricordando il monaco buddista Ajahn Chah, "The noise isn’t bothering you. You are bothering the noise. What’s silent is my protest against the way things are".

Il fatto privato: In silenzio a braccia conserte sul banco era la punizione che ricevevamo alle elementari quando facevamo troppo chiasso, in silenzio in file per due scendevamo le scale che ci portavano in palestra dove potevamo scatenarci, in silenzio abbiamo temuto, sfidato e odiato il silenzio, lo cerchiamo tanto oggi che non siamo più piccole donne e piccoli uomini di una scuola qualsiasi che c'ha insegnato ad amarlo non come vuoto ma come scelta e riconoscimento di cose belle che accadono in silenzio.