sabato 28 luglio 2012

Il cielo sopra Berlino e´ coperto di suoni

Il cielo sopra Berlino oggi é coperto, fa caldo, pioverä. Uso la tastiera tedesca e non trovo gli accenti e gli apostrofi per evitare le Umlaut (i puntini sopra le vocali come la "a") che quindi compaiono dapperttutto e restringono le vocali ancora aperte. Mi piace il tedesco e i tedeschi sono buffi, precisi, insicuri. Non sono tutti tedeschi e mi sorprendo a parlare e ascoltare un miscuglio di lingue diverse.

Sala per ascoltare racconti di vita.
Berlino, il Museo ebraico
Ieri sera ho apprezzato l´omaggio al popolo tedesco, appunto intitolato "Dem deutschen Volke", che il Parlamento rivolge fino al prossimo 3 ottobre, data dell´unita´ della Germania, a cittadini (e turisti) con un video proiettato sulle rive del fiume Sprea di fronte alla propria sede. Ho ripercorso circa 130 anni di storia della Germania e di Berlino in particolare in silenzio, al buio, godendomi le luci e i suoni che provenivano dalla sponda opposta, sentendomi in difetto per aver ignorato troppo a lungo una parte di questa storia e riscoprendo uno strano orgoglio da italiana all´estero anche se solo in vacanza.

I tedeschi amano i suoni, se no non si spiegherebbero i reparti delle librerie dedicati agli audio libri e agli audio drammi, con la differenza chiara a tutte le commesse a cui chiedo informazioni. Se non li amassero non avrebbero dedicato una sala del Museo ebraico all´ascolto delle storie di adulti ebrei che da dentro cubi sparsi e cuffie al visitatore parlano di scuola, amicizie, cucina, genitori e sport, la loro vita com´era da piccoli.
E poi ci sono i concerti improvvisati nei parchi, con musicisti tutti bravissimi, loro non improvvisati;-)

giovedì 19 luglio 2012

Dove si custodiscono i suoni

Il fatto pubblico: Una parte della memoria storica sonora del nostro paese potrebbe essere cancellata per effetto della spending review decisa dal governo.
Si tratta 'dell'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi (Icbsa!), più noto col nome Discoteca di Stato, che dal 1928 custodisce oltre 500 mila supporti fonografici, il patrimonio musicale italiano.

Nel frattempo, per chi amava già la tecnologia ai tempi dei primo modem e dei primi cellulari ma anche dei telefoni con disco e delle audiocassette e dei VHS, è nato il Museo dei suoni in via d'estinzione: clicca sull'immagine dell'oggetto-nostalgia e ascolta che suono faceva. L'ideatore è Brendan Chilcutt.

Il fatto privato: Mi ricordo che non era facile chiedere una registrazione alla Discoteca di Stato - che bisognava compilare alcuni moduli e che un'amica che conosceva un amico che lavorava alla radio aveva accesso a cataloghi e registrazioni che io non potevo toccare, né ascoltare.
Forse ricordo male, forse la notizia va approfondita, comunque mi dispiace se dovesse chiudere senza trasformarsi in altro ancora, magari non solo un archivio ma un luogo aperto di consultazione.

Tra l'altro, proprio la sezione dedicata alla consultazione online non è affatto usabile e l'intero sito sembra un vecchio palazzo, magari simile a quello in via Michelangelo Caetani 32, sede dell'Icbsa, di cui i inquilini non vogliono o non possono prendersi cura. Tanto varrebbe rafforzarne la presenza digitale, riconvertendo presenze e attività del palazzo.





sabato 14 luglio 2012

Uno scatto per dirci chi siamo e chi saremo

Non sono brava a scattare foto. Mi è anche capitato in passato di inquadrare un oggetto o una persona e di trovarmi poi a guardare altro oggetto o altra persona finita dentro l'inquadratura senza che io me ne rendessi conto. Certo, la cosa può avere anche il suo fascino e a volte può essere perfino provvidenziale, di solito è solo un pasticcio sfocato e porta frustrazione. Però.
Sono brava a cogliere l'attimo, l'istante in cui non solo sento che succede qualcosa ma anche quello prima, in cui qualcosa sta per succedere, cose semplici, come il passaggio dell'autoambulanza e l'attraversamento dell'uomo zoppo, come la signora ben vestita e il cane agitato del ragazzo per strada, come i tentativi del pesce di guizzare fuori dall'acqua. Niente di tutto questo riesco a cogliere: l'obiettivo rimane un mio desiderio e quasi il grido ad agire che non posso rivolgere a nessuno. Però.
In questa settimana ho conosciuto e riconosciuto persone fotografiche che fanno e possono fare quello che io riesco poi a descrivere, spiegare, raccontare con le parole e anche con l'audio. A ciascuno il proprio mestiere, no? Mestiere, cioè passione in giro per il mondo.

Comincio con Antonio Amendola, fondatore di Shoot4Change, organizzazione no profit di fotografi professionisti e non. Date un'occhiata al sito e ai reportage fotografici per ONG e non solo. Antonio e io non riusciamo a ricordare dove ci siamo già incontrati, ma vorremmo realizzare piccoli grandi progetti insieme.

Continuo con la prima edizione del Premio Graziadei per fotografia che lo studio legale omonimo con sedi a Milano e Roma e Fotografia, festival Internazionale di Roma hanno indetto per dare spazio a nuovi progetti fotografici promuovendo fotografi emergenti non professionisti e con meno di 40 anni. L'obiettivo è puntato sul lavoro.

Chiudo con la segnalazione della mostra Risarcimenti. Storie di vita e di attesa, nella ex chiesa di Santa Rita a Roma, a via Montanara (vicino il Teatro Marcello e piazza Campitelli) dal 13 al 26 luglio. Scatole e valigie da toccare, aprire e scoprire cosa contengono... le aspirazioni degli ospiti dell'Esercito della Salvezza e quelle degli studenti della facoltà di Medicina e Psicologia: le grafie sui foglietti sono tanto diverse, le aspirazioni di fondo forse no. L'installazione etnografica è a cura del prof antropologo Vincenzo Padiglione.

Possono una foto, un video, una voce cambiare una situazione politica, economica, sociale e culturale? No, però possono cambiare noi;-)

venerdì 13 luglio 2012

Campioni del mondo - terza puntata


Paolorossi tutto attaccato
lei:

La formazione dell’Italia alla finale contro la Germania disputata allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid l’11 luglio 1982.

1 ZOFF Dino (capitano)

3 BERGOMI Giuseppe

4 CABRINI Antonio

5 COLLOVATI Fulvio

6 GENTILE Claudio

7 SCIREA Gaetano

13 ORIALI Gabriele

14 TARDELLI Marco

16 CONTI Bruno

19 GRAZIANI Francesco

20 ROSSI Paolo


Riserve

2 BARESI Franco

8 VIERCHOWOD Pietro

9 ANTOGNONI Giancarlo

10 DOSSENA Giuseppe

11 MARINI Giampiero

12 BORDON Ivano

15 CAUSIO Franco [*]

17 MASSARO Daniele

8 ALTOBELLI Alessandro [*]

21 SELVAGGI Franco

22 GALLI Giovanni

[*] Entrati durante la partita


Allenatore Enzo BEARZOT.

lui:
Chi è che parlava così? Che la sapeva tutta in fila come me?

lei:

Ciao, io sono Scirea, vuoi giocare con me?

lui:

Scirea, come Gaetano Scirea, il centro mediano della Juventus, il difensore della nostra porta, della nostra squadra, quello che…

Scirea?! (stupito, meravigliato, sorpreso, allibito)Mio padre non era un pazzo, qualcuno nel 1982 era stato più pazzo di lui, il padre e anche la madre della ragazza che mi stava di fronte, felice e sicura di sé più di Paolo Rossi l’attaccante acclamato dopo un gol.

(musica dell'epoca)E io ho iniziato a giocare con Scirea, a scherzare con Scirea, a provare a fare gol e ci sono anche riuscito. Scirea aveva la forza interiore e il coraggio di ogni bravo difensore: per tutte le palle-gol che l’attaccante si mangia, il difensore protegge, previene, è a guardia della porta prima del portiere, un occhio dietro e un occhio davanti. Scirea aveva degli occhi bellissimi. Ci sono cascato dentro.

Insieme siamo andati allo stadio e in tanti altri posti, io ho smesso di vergognarmi del mio nome e lei mi ha aiutato a far alzare i miei genitori dalla panchina, ora fanno il tifo per noi.

Ci impegneremo a essere complementari, a rispettare i ruoli e ad affidarci al ct che da bordo campo ci incita a “stare in partita”, a non lasciare spazi vuoti, a fare ognuno la nostra parte. Insieme abbiamo formato una piccola squadra che abbiamo intenzione di far crescere. Intanto abbiamo preso un cane; segue i nostri allenamenti, non ci molla un attimo, anticipa perfino le nostre mosse.

L’abbiamo chiamato BrunoPizzul, tutto attaccato pure lui.

(musica originale)

giovedì 12 luglio 2012

Campioni del mondo - seconda puntata

Paolorossi tutto attaccato
Voce maschile:

“Al 56' Paolo Rossi, forse il più contestato di tutti, riesce a mettere a segno il gol del vantaggio italiano. Il sogno è vicino e solo 10 minuti dopo, Conti fa assist a Marco Tardelli, che con un tiro sinistro al volo mette in rete il secondo gol Azzurro”.

E’ pronto!” la voce di mamma ci richiamava alla realtà e il calcio diventava quello del formaggio sulle penne al sugo, nient’altro. Mamma infatti non voleva saperne di catenaccio, tempi supplementari, rimesse laterali, faceva la mamma e un po’ si sentiva come la Madonna a crescere un figlio con un nome speciale. Chissà quale futuro l’avrebbe atteso.

(da microfono, resoconto giornalistico)Voce maschile:

“Altobelli sigla il terzo gol azzurro che mette fine all'incontro. Pochi minuti dopo Breitner segna l'unico gol tedesco, ma le sorti dell'incontro sono ormai segnate: l'Italia è campione del mondo per la terza volta nella sua storia calcistica”.

Fratelli, d’Italia(canta l’inizio dell’inno nazionale)Mio padre me l’ha cantato al posto delle filastrocche per anni e m’è rimasto impresso più delle sigle dei cartoni animati. A scuola ci facevo sempre una bella figura, con gli insegnanti, con i compagni di classe no e con le ragazze nemmeno.


Voce femminile:

“Ci vai alla festa di Laura? Viene pure Paolorossi? Allora io non vengo.
Sei sicura che gli piaccio? Non vengo lo stesso… Ha detto che mi porta la cassetta di Eros Ramazzotti, così la sentiamo in gita. Ma tanto non vengo lo stesso, alla festa. Quello canta l’inno nazionale per i corridoi, chissà se lo bacio cosa può fare!”.


Ma io non volevo fare proprio niente, e di andare in porta con quella che spasimava per Eros Ramazzotti non m’importava niente. Non mi sentivo pronto, non ero allenato a sufficienza, a dirla tutta non mi sentivo un attaccante. Forse ero più portiere, per le attese snervanti, il chewing gum che masticavo e i pali con cui mi facevo lunghe chiacchierate. Ecco, avrei dovuto chiamarmi DinoZoff, tutto attaccato pure stavolta. Ma guai a dirlo a mio padre. Lui al calcio ancora ci credeva e il calcio allora non aveva i fardelli di oggi, contava su Tardelli e la sua smorfia che portava fortuna più di quella napoletana, l’economia era in ripresa, i sindacati litigavano e poi facevano la pace, i partiti lo stesso. Spadolini, Craxi, Andreotti e Forlani erano le facce che vedevo sul giornale di carta che mio padre comprava ogni giorno. Giravamo con una Fiat 127 bianca e andavamo a trovare mia nonna che aveva l’ascensore coi gettoni. Le ragazze portavano le spalline e i capelli gonfiati, i ragazzi avevano i jeans a vita alta e il risvolto a fine gamba. Paolorossi continuava a entrare in campo con il piede destro, a bere Coca Cola e a preferire fegato alla veneziana, ascoltava gli U2 e voleva vivere a Parigi.

Non riuscii mai a spiegare a mio padre e mia madre come mai mi fosse venuta la fissa di Parigi: forse la Tour Eiffel, forse il bacio alla francese, forse la lingua, insomma. Forse la voglia di andare via e basta quando cominciai a capire che dopo un primo tempo da urlo, la mia famiglia nel secondo s’era lasciata andare: mia madre non era riuscita a marcare stretto l’avversario e mio padre meditava di cambiare squadra. Che fare? Formazione, strategia, schema di gioco, allenamenti più duri e intensi, solo che a un certo punto i miei smisero di giocare e si misero in panchina. Mancava l’allenatore, ecco cos’era andato storto. Io avevo avuto Bearzot dalla mia, loro no.

FINE SECONDA PUNTATA

mercoledì 11 luglio 2012

Campioni del mondo - prima puntata

L'11 luglio di 30 anni fa succedeva qualcosa. Cioè questo, Italia-Germania 3-1 nei Mondiali di calcio dell'82 in Spagna.

Per ricordare l'anniversario avevo preparato un testo per la radio che purtroppo non è stato possibile mandare in onda e, ancora prima, registrare e montare. Il testo però è rimasto e visto che mi piace stare nel tempo oltre che sul pezzo lo pubblico a puntate qui, sperando che piaccia anche a voi;-) e sperando di poterlo trasmettere in altro modo in un prossimo futuro.
Il titolo è: Paolorossi tutto attaccato.



lui
:

Sono nato l’11 luglio 1982. (pausa)Ripeto, sono nato l’11 luglio 1982. (pausa)Faceva caldo, non se ne poteva più, c’era agitazione nell’aria.
(clacson, voci, giornali sfogliati, prove microfono, bambini per strada...)
La mia nascita è stata una liberazione per tutti. Il travaglio di mia madre… una partita finita 3-1.
Tre le spinte che c’hanno portato al goal, uno il maldestro tentativo di perdere tempo e interrompere il ritmo. “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!” Urlò alla fine anche la misurata voce del telecronista Nando Martellini al microfono. E io seppi che in ogni situazione della vita sarei rimasto campione del mondo, segno della vittoria, bambino che porta il goal e quindi la felicità. “Felizidad”, stavamo in Spagna. Congratulazioni. Grazie.

Mia madre scoppiò a piangere, mio padre piangeva già da prima. In una mano la sigaretta, nell’altra la radiolina con cui seguiva la partita e trepidava per noi, per gli azzurri cioè, per mia madre e per me che eravamo diventati campioni del mondo.

Nando Martellini non partecipò alla festa di Madrid col presidente della Repubblica, il re di Spagna, la stampa tutta e naturalmente la squadra, perché il giorno dopo era l’anniversario del suo matrimonio e fece una sorpresa alla moglie piombando a casa alle tre di notte.

Con Sandro Pertini rimase mio padre, incollato alla tv a dire grazie a quegli uomini con le magliette numerate che lo avevano reso grande due volte, per l’impresa olimpica e per la nascita di suo figlio: Paolorossi, tutto attaccato. Accidenti a lui.


voce maschile: (da microfono, resoconto giornalistico)

“Il simbolo indiscusso di questi mondiali è stato senza dubbio Paolo Rossi. Riconosciuto da tutti come uno dei più forti attaccanti del calcio italiano è stato uno dei pochi ad aggiudicarsi nello stesso anno: il titolo di campione del mondo, il titolo di miglior marcatore della competizione con 6 gol segnati e il Pallone d'oro”.
lui:

Paolorossi tutto attaccato.
Inutile dire che al momento del battesimo ci fu qualche problema e in prima elementare anche. Il mio nome era anche cognome e il mio cognome più lungo dello spazio in cui scriverli tutti e due. Meno male che c’era la Replay, a quel tempo, e io potevo cancellare, riscrivere, cancellare fino a bucare il foglio solo per il folle desiderio di un padre innamorato del calcio più del figlio costretto a subirlo.

… la Replay, la penna con la gommina sopra, azzurra, rossa, nera. Mio padre scelse il colore azzurro, manco a dirlo.


voce maschile: (da microfono, resoconto giornalistico)

“L'incontro inizia senza troppi colpi di scena, entrambe le squadre si muovono timorose di spingersi in avanti e di compiere errori. L'Italia si presenta nervosa e compatta, e Cabrini al 24' sbaglia un tiro da rigore. Il primo tempo termina in parità. L'Italia però domina il secondo tempo della partita, la Nazionale è una squadra compatta e determinata alla vittoria”.

lui:

Paolorossi correva fiero nei campetti dell’oratorio e nei giardinetti di tutta la città. Non prendeva una palla ma era felice di indossare maglietta e calzoncini, che stavano diventando più lunghi e più larghi come quelli dei calciatori veri la domenica allo stadio. Paolorossi allo stadio però non ci andava mai: troppo lontano da casa, troppo grande per un bambino, troppo pericoloso. Le partite si vedevano in tv e la domenica era sempre Sprint… “un dora dos! Tarata, tarata! Uhm uhm uhm uhhuhm. un dora dos!”

FINE PRIMA PUNTATA

sabato 7 luglio 2012

Chiedimi se sono felice

Oggi è il compleanno di mia madre. Oggi a casa sua trovo la rivista Illywords, che ancora mi arriva lì e a cui non darò mai altro indirizzo: vuoi mettere il gusto di arrivare con un regalo e trovarne un altro inaspettato per te?

Eudemonia è "quel termine che definisce il senso di felicità e serenità che è lo scopo ultimo dell'esistenza umana". Ed è il tema del numero della rivista aziendale di Illy che ogni volta riflette con creatività attorno alle parole e alle cose della vita. E' una gioia tenerla in mano e sfogliarla.

Intanto mia madre gira per casa con la borsa gialla che le ho regalato e fa le prove davanti allo specchio.

In ufficio da parecchi mesi vivo situazioni difficili dovute a vari motivi fra cui la frammentazione della professione in tante piccole attività di cui non sono responsabile, pur riuscendo a gioire di ogni singola attività in sé: venerdì per esempio mi sono fatta i complimenti per il lavoro sartoriale su un'email di lancio servizio e invito a provarlo rivolto ai colleghi della società.

Deve essere pieno di eudemonia William Salice, ex dirigente della Ferrero, responsabile dello sviluppo dei prodotti. Con i soldi della liquidazione ha creato una fondazione che aiuta i ragazzi a far crescere i propri sogni, a Loano, vicino Savona.

"Il rapporto tra felicità individuale e benessere pubblico è uno dei temi centrali della modernità, l'equilibrio positivo che può fare la differenza in una società stanca e demotivata", riprendo sempre da Illiwords











domenica 1 luglio 2012

"Lasciateli muovere e li capirete"

Guardo i grandi che si affannano a comunicare, farsi capire, gesticolare per sottolineare un concetto, un'azione, una situazione. Non oso immaginarmeli stasera, durante la finale Italia-Spagna degli Europei di calcio. Poi guardo loro, i bambini, che parlano a voce più bassa, non fanno gesti, si tirano solo la palla e colpiscono una signora sotto l'ombrellone. I grandi non fanno niente, stanno a guardare pure loro e ridono e la signora neanche fa niente e i bambini ricominciano. E io sono pronta con "Se non la smetti te lo buco, questo pallone", ma la frase neanche mia nonna la direbbe più, così resto in attesa che mi sia data la possibilità di una parata alla Buffon, il gesto creativo lo compio anche io e in fin dei conti "sto sul pezzo", mi preparo alla partita.

Per affinità e differenze, fra le buone notizie del Corriere online trovo la storia di Roberto Wirth, che a Roma dirige da 34 anni l'Hotel Hassler a Trinità dei Monti. Il signor Wirth è sordo profondo dalla nascita e trasuda energia. Dice: "Quando due genitori si ritrovano con un figlio nato sordo, qui in Italia, spesso non sanno cosa fare. Si sentono in difficoltà. Li trattano come malati. Io dico: dovete accettarli come sono! Lasciateli muovere, fateli esprimere, e li capirete. Ma quale malattia. E' solo una diversità".

E' l'invito ai genitori anche per i bambini "normali", ammesso che i genitori non vogliano continuare a fare loro la parte dei pargoli abbandonati a se stessi, terrore della spiaggia silente e quindi complice della parata che non sempre riesce. Ahio.