venerdì 4 gennaio 2013

2013, anno dello storytelling?

E dunque siamo nel 2013, l'anno dello storytelling. L'affermazione intransigente riprende il titolo dell'articolo di Erin Griffith online su Pandodaily dal 31 dicembre scorso, lo esamina e lo sbatacchia un po', lo ripropone in salsa italiana e meno legata al web.

Le premesse da cui parte la giornalista americana sono tutte legate ai social network, su cui pubblichiamo foto, nel caso di Pinterest, 140 caratteri dei nostri istanti di vita, su Twitter, i nostri stati d'animo su Facebook. Ogni anno nasce un nuovo ambiente di condivisione e noi condividiamo, sempre più facilmente e sempre più apertamente.

Si tratta, in tutti i casi, di micronarrazioni di noi stessi agli altri. Della necessità di ridare senso alla nostra esperienza e di renderla visibile al mondo. E la funzionalità di Facebook che raccoglie in album i momenti "più importanti" della propria storia online cerca di rispondere a questa necessità e fa piacere agli utenti protagonisti di un "giornale dei fatti" a dir poco egocentrico.

Ma narrare è altro che un mero elenco di eventi specifici. Narrare è tessere una trama.

"Nel narrare, gli individui attribuiscono ordine e senso alla propria esperienza e contribuiscono alla costruzione della propria e dell'altrui identità"
(Donna per fortuna, uomo per destino, Silvia Gherardi, Barbara Poggio)

La conclusione a cui giunge Erin Griffith è questa: "This is why I think some of the most exciting startups in social media are the ones that help us make these small, fragmented pieces of content into richer stories. Every social media action we take contributes to what could be an incredible narrative".

Segue una serie di nuove piattaforme che vorrebbero integrare e costantemente aggiornare i diversi tipi di contenuto già online o che verranno pubblicati.

Bello, sto provando alcune delle piattaforme segnalate sul sito e altre ancora. Non sono ancora soddisfatta, sono anche all'inizio della mia personalissima fase "beta", tornerò sull'argomento, ma intanto mi chiedo: non è un po' triste che siano i social network a restituirci la voglia e la necessità di mettere insieme i frammenti delle storie, nostre e degli altri, e farne una sorta di special online? Ben venga qualsiasi punto di partenza, se può aiutarci a essere più consapevoli di noi stessi e perfino a guidarci nei meandri di senso della nostra vita, ma non si potrebbe fare lo stesso a pc spento?

Detto questo, nel 2013 continuerò a raccontare storie cercando di mettere insieme pezzi di vita e di lavoro delle persone che incontro. Lo farò a modo mio;-)



Nessun commento:

Posta un commento