sabato 9 febbraio 2013

Una chitarra e una storia

In questa settimana le parole in cui mi sono più frequentemente imbattuta sono state paura, fiducia, libertà. E tutte avevano a che fare con un cambiamento, da quello lavorativo per stare meglio a quello di un'altra strada per fare prima, da quello sentimentale per entrare in una storia a quello di un'operazione in ospedale per restituire funzionalità a un ginocchio.

Ho osservato e parlato con le persone coinvolte in questi tipi di cambiamento e accanto alla tensione e al desiderio di novità e benessere c'era sempre la paura di sbagliare, il giudizio verso se stesso percepito come abitudine, fino al cambio marcia per tornare sulla vecchia strada che dà sicurezza. C'era forte anche il desiderio di vivere l'attimo in cui lasciare andare le zavorre e rischiare, ma il desiderio passa per la volontà e il coraggio, per la tenacia e l'ordine da fare nelle proprie stanze interiori e fare ordine richiede tempo, energia e almeno un sabato libero tutto dedicato alla casa. Ognuno ha fatto comunque una scelta, me compresa.

E' una questione di scelta anche The Acoustic Guitar Project, il progetto artistico del copywriter e musicista Dave Adams che raccoglie le composizioni originali di altri musicisti di New York e del mondo a partire da una chitarra e un registratore. Sorta di bookcrossing del suono con la chitarra che  è lo stesso libro che fa il giro del mondo, permette a giovani autori di farsi conoscere e anche produrre e al creatore del progetto di realizzare il suo sogno artistico.

E' una questione di mettere nel giusto posto i pezzi di una storia per non raccontarsene altre e avere modelli positivi di comportamento nelle esperienze successive il libro How To Stay Sane di Philippa Perry.

The meanings you find, and the stories you hear, will have an impact on how optimistic you are: it’s how we evolved. … If you do not know how to draw positive meaning from what happens in life, the neural pathways you need to appreciate good news will never fire up.


We need to look at the repetitions in the stories we tell ourselves [and] at the process of the stories rather than merely their surface content. Then we can begin to experiment with changing the filter through which we look at the world, start to edit the story and thus regain flexibility where we have been getting stuck.

Come dire, prestiamo attenzione a come ci raccontiamo le cose prima ancora che al loro contenuto, così possiamo cambiare il modo in cui ci confrontiamo col mondo e diventare finalmente dinamici, direi "editor" di noi stessi, quindi consapevoli e protagonisti del cambiamento.


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