sabato 11 maggio 2013

La festa della mamma il giorno prima

Alla festa della mamma voglio cambiare nome, l’unico modo per festeggiarla anche io che madre non sono. La chiamo festa della donna in attesa, incinta da ogni tempo, il parto che non coincide con l’uscita ma è perenne concepimento. Pulsione costante, grida. Nessun uomo durerebbe tanto.

Pienezza di vita, tanta acqua, fatica e respiro, tutto prima. Non participio passato, compiuto e quindi perfetto, è ancora ferita quella vita che continua e che resta forma informe.

Qualcuno dice che non è mai pronta e la festa da rimandare, è che le piace preparare, la farina messa a cono sul tavolo della cucina, l'albero di Natale.
Guarda le bambine in biblioteca che il padre chiama ragazze e loro si aggiustano i capelli e toccano la carta, ride al pallone di quel figlio che gli rotola sui piedi e che l’annusa come madre ragazza. Hanno la faccia delle benedizioni, non sente contraddizioni.

La donna in attesa non porta sempre vestiti larghi e la pancia gonfia, anche se ogni bene passa da lì. Con le energie ci cova i sogni, che non si conoscono mai del tutto, imperfetti violenti come radici storte che irrompono nell’asfalto. Chiede solo un tempo per coccolarli, anche se non hanno il fiocco rosa o azzurro che li annuncia, per i segni c’è la sabbia e poi c'è la tomba.
Se il tempo non glielo danno tira giù le lacrime, perché s'è arresa a essere umana e a far uscire ogni giorno qualcosa di sé.

Buona festa della mamma a chi nove mesi non bastano per far nascere un figlio, a chi senza sangue partorisce ogni giorno un'idea, l'intuizione, quel progetto da seguire senza nome, che suona strano. Buona festa a chi riconosce un altro e se lo porta dentro, proprio come una mamma fa ora in ogni tempo.


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