lunedì 10 giugno 2013

L'artigiano cosmopolita

Il fatto pubblico: "Abbandonare l’ottica del riprodurre pratiche tradizionali. Non dobbiamo insegnare quello che facevano i nonni. Piuttosto scatenare la creatività dei giovani, usare le tecniche in modo originale. Secondo imprescindibile elemento, l’apertura internazionale".

Chi parla è Stefano Micelli, professore di Economia e gestione delle imprese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e autore di Futuro Artigiano. Si riferisce ai laboratori che insegnano un "mestiere antico" come fanno quelli della Scuola del cuoio a Firenze o la Scuola del vetro di Murano o la Scuola internazionale di liuteria di Cremona

Rivolto a studenti di tutto il mondo, il "c'era una volta" senza nostalgia dei mestieri produce valore, risponde a una domanda di consumo nuova, fa da stimolo a nuove capacità imprenditoriali. Ne parla un articolo di maggio scorso di Linkiesta, Scuole e corsi, ecco come diventare un artigiano 2.0.

Il fatto privato: Domenica mattina in televisione due trasmissioni contemporaneamente si chiedevano da dove ripartire per fare innovazione nel nostro paese e cosa ci fanno i cinesi in Italia. Alla prima domanda fatta da  su La7 rispondeva  su Rai3. Messe con l'hashtag perché su Twitter segnalavo in corto che preferisco i ragionamenti tranquilli alle discussioni urlate che vanno in onda la sera a tavola ancora imbandita.




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