sabato 21 settembre 2013

Wie klingt die Erwartung? Un cortoascolto a Berlino

La settimana prossima vado al Berliner Hörspielfestival, il festival dedicato agli audio drammi, lunghi o corti, originali e che non seguano commissioni o convenzioni radiofoniche. Insomma, a tema libero esprimetevi come volete. E così ho fatto, qualche mese fa, preparando il primo "cortoascolto" dedicato all'attesa. Si chiama Wie klingt die Erwartung? (Che suono ha l'attesa?), dura 4:58, concorre per il Premio ‘Das glühende Knopfmikro’ e, dopo aver passato la selezione della giuria interna, verrà votato dal pubblico in sala nella serata del 27 settembre presso il Theaterdiscounter di Berlino, Klosterstr. 44. Eh già, perché si tratta di un'importante occasione di ascolto collettivo senza cuffie, ad orecchie aperte anzi apertissime.

Finora non sono riuscita a capire quale suono possa avere l'attesa, per questo in cinque minuti propongo flash su esperienze diverse accomunate da un unico leit motiv incalzante: non sprecare il tempo che passa, l'attesa non sta in mezzo a un prima e un dopo ma è il presente che ha valore. Tutto qui, sembra semplice, è difficilissimo.


Non vedo l'ora di farvi ascoltare l'originale tedesco con la voce di Christoph Hülsen e la versione italiana interpretata da Andrea Martella. La musica è quella di Sergio De Vito.

Non vedo l'ora di farvi ascoltare successivi "cortoascolti", sonore pause nelle giornate di fretta che viviamo, immersioni brevi nei temi più cari e comuni con cui ci confrontiamo. Un pizzico di letteratura, quel che basta per salvarci la giornata:-).

E scusate per questo post spot promozionale: non sapevo come altro dirvi che sono contenta che il mio pezzo sia stato selezionato e che se siete a Berlino sarebbe bello incontrarci al Festival.






domenica 15 settembre 2013

Mondoascolti a Ferrara

Mondoascolti è il nome della rassegna di audio documentari che il festival Internazionale a Ferrara insieme all'associazione Audiodoc propone dallo scorso anno.

Nelle giornate di incontri con giornalisti, artisti e scrittori provenienti da tutto il mondo e oltre alla rassegna Mondovisioni dedicata ai video documentari, la vocazione internazionale della rivista e la specificità dell'associazione di audio documentaristi creano uno spazio e un tempo dedicati all'ascolto.

L'ascolto collettivo delle più interessanti produzioni nazionali e internazionali.
Nel programma completo del fine settimana ferrarese dal 4 al 6 ottobre e nei link trovati su internet e nelle riflessioni con gli amici di Audiodoc continuo a pensare che ne valga la pena.

Mi spiego: al di là dei temi proposti, al di là della lingua dell'audio documentario (sottotitoli e script in italiano comunque disponibili), penso sia necessario almeno una volta provare a stare insieme eppure da soli immersi nell'ascolto di una storia, una porzione di realtà, di cui conosciamo poco o tanto. E' una sfida per chi ha paura di annoiarsi, non capire, non stare fermo per almeno mezz'ora. E' godimento per chi ha bisogno di un tempo al buio in fin dei conti con se stesso e una storia gli fa da tramite e salvagente. E' un atto rivoluzionario internazionale, visto che fuori Italia esperienze del genere sono più frequenti e il mondo audio più rispettato.
E' per esperienza personale che ne scrivo;-)






mercoledì 11 settembre 2013

La scuola fuori cattedra

Nei primi giorni di scuola riascolto fino allo sfinimento i pensieri sulla scuola del film-documentario La voce di Pasolini.

"Penso perciò che gli studenti dovrebbero lottare non per pretendere dall'autorità attuazioni di diritti, o perlomeno non solo per questo, ma per pretendere da se stessi di essere la parte più importante, reale, dell'opinione pubblica"

Non continuo a spiegare il "perciò" di cui ho omesso il riferimento e che spiega l'incipit del pensiero né la fine di questo estratto preso da YouTube. Penso sia un invito potente a ridarci i ruoli, chi sta dietro e chi sta davanti alla cattedra, e oggi proprio indipendentemente dalla cattedra.

Poi in questo settembre c'è chi la cattedra non la vuole, la teme più di uno schiaffo e di un gol in porta, e chi allora fa a meno di un pezzo di legno per avvicinarsi a Pinocchio in altri modi. Eraldo Affinati nel nuovo libro Elogio del ripetente dà un ruolo a chi alla fine ascolta, con tutta la buona volontà di cui dispone, chi riesce a trovare un pertugio tra problemi in famiglia, videogiochi, strade pericolose.

"Il ripetente resta responsabile di quello che fa. Non può essere giustificato. Ma, come tutti noi, non sbaglia da solo. Vive in un sistema che circoscrive i confini della sua libertà e determina la forma dell'azione collettiva".

Ci vengono in soccorso le 10 regole sull'insegnamento del filosofo e matematico Bertrand Russell, una sorta di micro manifesto di cui invito alla lettura integrale nel sito Brain Pickings di Maria Popova e di cui riporto tradotti i tre punti che mi sono piaciuti di più.

"1. Non ti sentire certo di nulla
  7. Non temere di avere idee eccentriche, perché quella che ora è un'opinione riconosciuta un tempo   era eccentrica.
  9. Sii scrupolosamente vero, anche se la verità è scomoda, perché è molto più scomoda quando cerchi di nasconderla".




domenica 8 settembre 2013

Streben nach, sentire il movimento

Le vacanze sono finite già prima che io ricominciassi a scrivere post in questo blog. Avevo comunque bisogno di un tempo più lungo di silenzio, e di attesa. Avevo bisogno di pazienza.

Avevo imparato a portarli avanti, il silenzio, l'attesa e la pazienza, nel chiuso della mia testa per anni, quest'anno li ho praticati nella prova del corpo sottoposto non a immobilismo o passività, ma al movimento.

Camminare e correre sul prato e sulla sabbia, muovermi dentro l'acqua mi ha fatto sentire viva, in ascolto, desiderosa di non perdere durante l'inverno in città il rispetto per le mie estreme possibilità di conoscenza. La mano che sfiora l'acqua è la stessa che si tende per accarezzare, il piede che salta è lo stesso che cerca il primo passo che riconcilia. L'ho fatto, magari in modo maldestro a volte, ma ho fatto corpo col corpo che ho. L'ho usato, insomma, per fare dei pensieri le azioni più semplici e dirette.

Non sempre c'è stato l'applauso, a volte azioni e pensieri sono tornati a boomerang e hanno fatto tanto male. A volte c'è stata la liberazione e ho nostalgia dell'acqua che mi mette pace e di un pezzo di verde, foss'anche il giardinetto sotto casa.

E allora vado, andiamo, saltiamo le stagioni per stare all'aria aperta, beati nei rumori che quest'anno ho registrato all'istante: il temporale, il vento dal mare, i bambini vicini, le lamentele dei grandi, un'ambulanza che non smette, gli amici che ridono e i colleghi che filosofeggiano sulle mode del momento.

Quest'anno la parola d'ordine sarà "Streben nach", a cui le insegnanti aggiungevano "+ dativo", per ricordarci che il caso da mettere dopo quel verbo tedesco era uno strano complemento di termine. Streben nach, ossia tendere verso, senza ansie, solo desiderosi di realizzare il desiderio che ci portiamo dentro. Streben nach per sentire quello che in vacanza, se siamo stati attenti o fortunati o in preghiera, è capitato e ne vogliamo ancora. Streben nach è già movimento.