domenica 12 gennaio 2014

Cos'è un lavoro calamitante?


Rubata agli amici del Tropico del Libro che a loro volta l'hanno rubata alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma dove è in corso la mostra I libri degli altri, sul lavoro editoriale di Italo Calvino nel 90° anno di nascita, l'anno scorso. La mostra chiude il 31 gennaio, pare non sia molto ricca e ben allestita, non ci sono stata ma prima della chiusura andrò a vedere con i miei occhi.

Il mestiere di editor, invece, è tutto orecchie, stimoli continui e silenzio assoluto, ascolto. E' un bel mestiere, in qualsiasi posto si faccia, non solo la casa editrice.

Calvino non è stato il solo scrittore a fare due o più lavori: nelle professioni intellettuali capita spesso, anche per i pochi e saltuari soldi che girano. E capita anche che Franz Kafka lavorasse in un'agenzia assicurativa, che Raymond Carver in una segheria e come fattorino, che Italo Svevo mantenesse il posto in banca per diciotto anni e che Giuseppe Pontiggia, dopo una tesi su Italo Svevo, pubblicasse il suo primo romanzo autobiografico dal titolo La morte in banca. Certi lavori ispirano altri.

Sì, il lavoro d'ufficio è un bozzolo caldo che fa abitudine e sussulta a volte di entusiasmi e di tragedie, è "più facile" delle occasioni che la persona a cui prude la penna e cerca un microfono sarà sempre tentata di cogliere. La domanda è "quando e quanto basta un'occasione". E quindi le domande sono due.



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