sabato 5 luglio 2014

Io e la mia amica M. nell'Italia ancora in crisi

La scorsa settimana al mare incontro M. in attesa del suo quinto figlio. Lo scrivo al femminile perché ha quattro bambine, finora, e chissà se stavolta nascerà maschio. Al marito di M. poco importa, lui è l'immagine della serenità e dell'equilibrio, lei anche, anche se appare più stanca.

Fioccano commenti e parlano le donne, tutte con un figlio solo o nessuno, come me. E sia io sia M. diamo fastidio. Nell'Italia che comincia a curarsi di più della propria salute ma per cui la ciccia fa ancora i gloriosi anni Cinquanta, la mia pancia piatta non va. Così come non va, però, la pancia piena dell'amica M. Perché ha esagerato, perché ostenta una nuova maternità che non tutti possono permettersi, e la crisi economica conta fino a un certo punto.

E poi c'è il lavoro, due impiegate, lei e io, che chiedono entrambe troppo dal sistema lavorativo in cui si trovano: io maggiore flessibilità di tempo e riconoscimenti basati sul merito e non sul "cartellino", lei la stessa cosa. Io la cura della mia persona e della collettività in cui mi inserisco di volta in volta, lei la stessa cosa e la famiglia a cinque. Con o senza pancia entrambe non viviamo isolate, non facciamo volontariato perché eroiche o perché sole, non cerchiamo compensazioni facili, a letto o sul lavoro, siamo diverse, per ora o per sempre. Eppure sempre nell'Italia cattolica a lei non si perdona il numero di figli che cresce, a me il vivere senza famiglia, anche se io lo sono, famiglia, accogliente.
E le più dure nei commenti sono proprio le donne: in perenne oscillazione tra pensare a sé e pensare agli altri rischiano di rimanere immobili, ma non è questa la realtà, cerchiamo di cambiare occhiali: chi l'ha detto che la generosità di vita passa per la pancia, unicamente? Chi l'ha detto che a M. non faccia piacere un aiuto con le altre bambine? Chi l'ha detto che non la puoi invitare a cena perché non verrà mai? Chi l'ha detto che per me conta solo il lavoro? E chi l'ha detto che a me puoi chiedere di cambiare all'ultimo momento il piano ferie perché io non ho figli e la collega sì?

Leggo le riflessioni di Anna Maria Testa su nuovoeutile.it sui risultati della ricerca di GFK Eurisko nella newsletter di luglio: "I progetti delle donne superano quelli degli uomini". In particolare, "sono più attente al benessere, più impegnate nella famiglia e nelle relazioni personali e affettive, più responsabilizzate e con più senso del dovere di fronte alla crisi, più sensibili al sociale e all’ambiente, più coinvolte nella cultura e nella crescita personale". Il rischio che intravvede Testa è ridurre, a favore del sociale, l'attenzione al loro privato e quindi al ruolo di madri. Io non sono d'accordo, perché il privato per me non passa solo da lì, non è solo quello, per alcune non è proprio quello. La mia amica M., viceversa, può tranquillizzare tutti.

To be continued.








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