venerdì 19 settembre 2014

Supermercato e The Truman Show

Mentre governo e sindacati discutono sulla riforma del lavoro e finalmente se le dicono senza ipocrisie, qualche giorno fa io sono andata in un supermercato poco fuori città aperto da poco. Non volevo comprare, però, almeno non come prima cosa, ma fare la sorpresa a un amico che non vedevo da anni. E la sorpresa me l'ha fatta lui raccontandomi un mondo che non conosco, quello della GDO, la grande distribuzione organizzata e di come lui lì dentro ci stia proprio bene. Tensioni e imprevisti compresi, naturalmente, altrimenti non saremmo umani ma spot pubblicitari, scusate pubblicitari.

Mentre ogni giorno mi risuonano le difficoltà e i lamenti degli amici alle prese con la precarietà organizzativa e sentimentale pure se hanno un posto fisso a casa e sul lavoro, mi riporto a casa una faccia stanca ma convinta che sia possibile costruire anche se un'azienda non è la tua, scegliendo colleghi che non devono per forza essere amici, acquisendo diritti tra i reparti e trovandoli nel contratto, insieme, alla faccia di Renzi e della Camusso.

Certo, il rischio di ogni organizzazione stringente è un po' The Truman Show, cioè un mondo parallelo e controllato, dove ti par di essere felice ma neanche la "go pro" la porti in testa tu. Diceva il regista nel film: "Ascoltami Truman, là fuori non troverai più verità di quanta non ne esista nel mondo che ho creato per te...". Insomma un mondo chiuso, sua forza e sua salvezza.

Ed ecco la necessità di aprire quel mondo, cioè raccontare l'ambito e le persone, non i prodotti che già hanno la loro pubblicità e i loro scaffali, provare a scardinare certezze e barattoli mantenendo il sorriso e il clima sereno e portarli fuori, alla prova con gli altri mondi reali. Ché altrimenti anche la riforma del lavoro interessa solo a pochi, l'articolo 18 è una merce, le tutele crescenti sono come le crema solari ad esposizione progressiva prima di mettersi al sole, accanto ai parei ma pochi si possono permettere il mare.




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