venerdì 11 settembre 2015

Buon anno, di ascolto e relazioni

Dov'eravamo rimasti? Le vacanze, il registratore, le linguette ai libri per non dimenticare passaggi belli, insomma il nostro presente e la nostra memoria.

Uno dei metodi per allenarla, la memoria, e mantenerla giovane e capace di assorbire, elaborare e creare è l'atto primo di ogni conversazione e incontro, cioè l'ascolto. Che poi è anche, guarda un po', uno dei "ferri del mestiere" di editor, quello fondamentale e impastato di rispetto e attesa oltreché di orecchie.

A chi smonta e rimonta testi per lavoro il suggerimento è sempre quello di leggerli e rileggerli a voce alta per sentire se la voce inciampa o cammina spedita, se ha un'andatura sicura o sbilenca, se basta allacciare meglio una scarpa o se il terreno è di sabbia e conviene provare a stare a piedi nudi. Anche qui ci vuole allenamento, niente di esagerato ma anche niente di improvvisato. Insomma, affidarsi al suono e non solo alla mano e alla vista.

Mi rendo conto solo ora che c'è un momento che perfino precede i suoni, ed è semplicemente la relazione con se stessi. Lo scopro ancora in questo momento in cui ho appena finito di evidenziare la parola "relazione" della riga precedente e per cui ho scelto di non prendere anche l'articolo determinativo che la precede: non l'ho fatto solo perché così fan tutti, è comodo per il copia e incolla e i motori di ricerca, il significato passa per la parola lunga mica per l'articolo corto... e invece l'ho fatto soprattutt perché la voce si è interrotta subito dopo l'articolo e la parola "relazione" e per di più "con se stessi" è uscita con un'enfasi maggiore della forza delle lettere sulla tastiera. Perché mi sono fermata? Perché ho fatto quella brevissima eppure importante pausa? Perché ci credo, perché stava per arrivare il climax dell'intera frase. Perché era quello il punto su cui volevo portare l'attenzione e poi mettere sì il punto. Poi spiego.

Non che siamo sempre consapevoli di tutto questo processo mentre scriviamo, possiamo diventarlo nella fase precedente se ascoltiamo la nostra voce interiore e quindi le intenzioni che ci guidano a trattare un testo in un modo o nell'altro e possiamo diventarlo nella fase successiva, quella della revisione a voce alta.

"La parola ha senso solo in quanto è in rapporto con la profondità del proprio essere, che non è solo il giudizio che dà la mente, ma che è fatta dalle emozioni, dalle sensazioni, dalla memoria". Così sulla "Domenica" del Sole 24 Ore il 23 agosto scorso il poeta Franco Loi a proposito della poesia.

I suoni: guida per l'inconscio
è il secondo "appuntamento" di una serie dedicata alla poesia, che mannaggia sembra sempre così lontana dalla realtà quando invece riacciuffa il passato e lo rende eterno presente e noi eterni ragazzi immersi nell'attimo fuggente.

Finite le vacanze e dopo aver usato il registratore, torno a fare l'editor, quindi ad ascoltarmi e ascoltare i suoni che arrivano attraverso la parola scritta e quella parlata. Buon anno a tutti.





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