sabato 27 febbraio 2016

Il bottino di oggi, micro storie per strada

"Prendi qualcosa dalla vita reale, d'ogni giorno, senza trama e senza finale".

Questa frase di Anton Čechov, che dá il titolo a un agile libretto di consigli di scrittura pubblicato da minimum fax nel 2002, é la targa che mi porto quando vado in giro, con o senza registratore.

Trovo che sia utile non solo quando si torna e si scrive, ma giá quando si va e ci si prepara a incontrare. Penso, e l'esperienza diretta lo conferma, che se non senti giá che qualcosa accadrá e qualcuno incrocerá i tuoi passi, allora niente e nessuno ti porterai a casa. Il bottino lo prenderá qualcun altro e alla sua maniera.

Utile e bello. E non solo se si scrive o si racconta in altro modo ma se non si può fare a meno di inserirsi nelle umane vicende, umilmente e leggermente sfacciati, senza dire o fare chissá che, ma certi che se lasciamo anche solo un senso attivo riceveremo tanto.

Uno dei consigli per chi vuole essere autore, cioé partecipe del processo di costruzione e accrescimento della realtà, é quello di osservare, di fare le domande giuste, di ascoltare. Occhi, bocca, orecchie attivati, quindi. C'é un altro consiglio, che li precede tutti, e non ha a che fare semplicemente coi sensi, ha a che fare con la fiducia.

É il moto verso cosa e chi non conosci, la stradina che t'era sfuggita, il negozio che ha cambiato insegna. Oggi per la prima volta ho visto aperta in un orario in cui capitavo all'Esquilino a Roma la chiesa cattolica russa di San Antonio Abate: mezz'ora di stupore per la bellezza del luogo in cui il sacro assume forme e riti lontani e mezz'ora di conversazione con la signora svizzera che cura l'ambiente e canta nel coro.

La prof di lettere del liceo, fuori zona come me, e il ragazzo del negozio di elettronica con cui ragioniamo di lavoro, premi e punizioni, otto in condotta.

Le micro storie per strada sono il dono più bello che ci possiamo fare e scambiare, sono gratis, richiedono solo tempo e non vogliono pregiudizi. Non sono tutte, si offrono libere di essere prese oppure lasciate andare - quella della prof di lettere, per esempio, l'ho evitata apposta -, ma sono abbastanza per dire grazie, oppure basta.

Preferisco grazie.

Ah, le micro storie per strada sono più facili da incontrare se ti alzi e cammini.

martedì 23 febbraio 2016

Scrivere per le orecchie

Uno dei motivi per cui nell'ultimo periodo scrivo poco sul blog é quanto invece scrivo, dico, ascolto tanto fuori il blog.
Sempre più spesso le tracce che raccolgo si trasformano in tracce audio che vanno a comporre una storia o una serie di storie, il piú possibile coerenti tra loro quanto a struttura e intenti, sempre uniche nel contenuto.
Spesso si tratta di storie di mestieri o di passioni nascoste che vengono fuori e fanno bene al mestiere, alle attivitá quotidiane. È' una gioia scoprire quante persone e quanti colleghi "traffichino" coi loro talenti dentro e fuori il posto di lavoro. Non chiamateli hobby o perditempo ma appunto passioni e persone.

Per raccontarli al meglio, le passioni e le persone, sto seguendo un corso online del Poynter, l'istituto che forma e aggiorna giornalisti sul loro mestiere. Lo faccio dal loro ricco sito dove il corso per narrazioni e reportage audio Writing for The Ears é pure gratis, e questo lo rende ancora piú interessante. E lo faccio grata a Luisa Carrada che me l'ha segnalato.

Ecco, un consiglio che ritrovo nel corso e che spesso ci diciamo, fra i bla bla di storytelling multimediale, é quello di rendere una storia audio-genic. Come faccio a renderla adatta e attrattiva per le orecchie?

Innanzitutto scegliendo, nell'infinita realtá dei fatti che si presentano ogni giorno, quelli che sono ai margini eppure quelli per cui si offre la possibilitá di andare a fondo, quelli che si chiamano sidebar stories: gli affluenti del fiume principale, insomma, dove si puó pescare bene.

E poi mai dimenticare che in una narrazione audio proprio il suono fa la differenza: non solo la sua qualità, ma prima di gettare l'amo i tipi di pesce con cui avremo a che fare, appunto i suoni che fanno la storia.

The sound you collect will determine the story you tell.

Seguo l'idea narrativa e ascolto i suoni, getto l'amo e rimango in attesa, solo dopo fatica e pazienza tireró su. Per ora sono a metá del corso e a inizio opera.






martedì 2 febbraio 2016

Come lavoro, come lavoriamo

Diversi anni fa comprai un numero fondamentale della rivista Nuovi Argomenti, fondamentale per me, almeno. Il titolo era Come lavoro e raccoglieva contributi tanti e diversi sul lavoro e sul lavoro di scrittore in particolare. Per quest'ultimo una raffica di domande metteva in luce quanto l'attività editoriale fosse la più contigua e praticata da coloro che non alla fine non vivano di sola scrittura, ma in mezzo mettevano altri lavori, gli affetti, il sostegno dei genitori, i casi della vita. Emergevano ritratti onesti dell'Italia che scrive o che comunque traffica con la parola scritta, benedizione e condanna.

Avevano risposto nomi come quello di Nicola Lagioia, Francesco Piccolo, Emanuele Trevi, vado a memoria, e a loro undici anni dopo, cioè nel 2013, sono state fatte le stesse domande, le trovate qui, sul sito della rivista. La forza stava proprio nel ritratto che veniva fuori dalla scrittura.


Dalla domanda che possiede tutta la sua forza anche, e forse soprattutto, senza punto interrogativo - "Come lavoro", appunto, - siamo passati negli ultimi a diverse narrazioni multimediali che hanno al centro proprio il lavoro e la voce degli interessati al centro della narrazione.


E' il caso, per esempio, di Ways We Work, storie e racconti di prima mano su come le persone fanno e danno al lavoro un significato che va oltre il soldo. Sì, proprio il soldo, al singolare. Per capire lo spirito e gli intenti del progetto che scova a fa raccontare storie di lavoro segnalo l'intervista coi responsabili del progetto, Matt Quinn and Amandah Wood.

"It’s finding that balance between the project and making sure you’re not dropping the ball somewhere else".
Consiglio per chiunque voglia lanciarsi in nuove iniziative. E invito a raccontarsi il proprio lavoro senza raccontarsi storie.

"The whole mission behind the project is about bringing down barriers between what people want to do when it comes to meaningful work and then how they can do that as a living".